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Il motel della paura

La locandina di "Vacancy"

La locandina di “Vacancy”

(Attenzione, contiene spoiler) L’inizio di questo film è quanto di più prevedibile si possa immaginare. C’è, infatti, una coppia, Amy e David Fox (Kate Beckinsale e Luke Wilson), che mentre sta viaggiando in macchina litiga per i motivi più futili e che dopo aver investito un procione è costretta a fermarsi in una stazione di servizio, che, naturalmente, si trova in mezzo al nulla, per far controllare l’automobile. Chiunque capirebbe che il meccanico a cui Amy e David si rivolgono è tutto fuorché una persona raccomandabile, tranne, ovviamente, loro due, che, molto ingenuamente, si fidano del suddetto meccanico, il quale, anziché riparare il guasto, fa in modo che la vettura, dopo pochi chilometri, abbia un altro guasto per costringere i coniugi Fox a tornare indietro da lui. Nel frattempo, però, è calata la notte e quest’ultimo, guarda caso, è sparito chissà dove, così i due protagonisti non hanno altra scelta che attendere il giorno seguente riposando in un obsoleto e fatiscente motel, gestito da un tizio strano ma all’apparenza innocuo, che in seguito si rivela essere un feroce assassino. Noi spettatori, non appena lo guardiamo in faccia, capiamo subito che quell’individuo è un soggetto inaffidabile da cui sarebbe meglio stare alla larga. Amy e David, invece, non si rendono conto che quel tipo è un pazzo omicida finché non infilano una vecchia videocassetta in un videoregistratore marcio e scoprono con orrore che la stessa, anziché un classico del cinema, contiene uno snuff movie girato proprio nella camera dove loro due si accingono a passare la notte. Da quel momento finisce la fiera dell’ovvietà e il film prende quota. Nella parte centrale si respira un’aria malsana e opprimente, la storia riserva suspense e tensione, che il regista dosa in modo accorto, e il ritmo sostenuto tiene desta l’attenzione dello spettatore. Purtroppo però la pellicola crolla nel finale, rischiando di rovinare quanto di buono fatto in precedenza. Sinceramente non si capisce a cosa si debba una conclusione così insoddisfacente. Forse il regista non sapeva come concludere la vicenda? Oppure all’improvviso erano finiti i soldi del budget e Nimród Antal non ha potuto girare altre scene? Qualunque sia la ragione, è un peccato: con un finale convincente, “Vacancy” poteva essere un buon film di genere. Così, invece, è un thriller interessante che però lascia un senso di incompiutezza. Ad ogni modo, un’occhiata la merita.

VOTO: 6/10

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