Archivi tag: Kafka sulla spiaggia

Murakami sulla spiaggia

La copertina di "Kafka sulla spiaggia"

La copertina di “Kafka sulla spiaggia”

E’ tremendamente difficile diventare grandi, soprattutto se hai appena quindici anni e sei stato abbandonato da tua madre in tenera età, e vivi insieme a un padre che pensa solo a se stesso e se ne frega bellamente di te. Cosa puoi fare, in una situazione del genere? Sostanzialmente hai due possibilità: o subisci tutto passivamente, oppure reagisci in qualche modo. Tra le due opzioni, la migliore è la seconda, a meno che tu non voglia farti divorare dall’apatia. E una volta che hai scelto di ribellarti, non puoi più tornare indietro. E allora, cosa fai? Semplice: prendi un po’ di soldi, infili l’essenziale in uno zaino e via, parti all’avventura, da solo e senza rimpianti per quello che ti lasci alle spalle. Non sai cosa ti riservi il domani, ma tra la passività e l’incertezza, è sicuramente meglio quest’ultima. Vai lontano da casa il più possibile, con l’intenzione di non tornarci mai più. Strada facendo scopri nuovi luoghi e, soprattutto, incontri nuove persone, con cui puoi parlare e aprire il tuo cuore. Anche se non ti conoscono, loro ti ascoltano, ti comprendono e ti aiutano. Tutt’a un tratto la vita ti appare meravigliosa e il futuro si spalanca davanti a te. Sei libero come il vento e ti senti leggero come una piuma, tanto che ti sembra perfino di volare; puoi fare quello che vuoi e andare dove ti pare e piace. Non hai catene che ti tengano imprigionato in un posto né qualcuno che ti tarpi le ali. Il mondo è tuo, Tamura Kafka. Adesso sta a te decidere cosa vuoi fare da grande. Anche diventare vecchi è tremendamente difficile. La vecchiaia, infatti, può essere un inferno. Quando si è in là con l’età, le giornate passano tutte uguali, tanto che non si riesce a distinguerle l’una dall’altra; il tempo sembra immoto, come se si fosse fermato in un eterno presente, mentre il passato si allunga a dismisura e il futuro, per contro, si accorcia inesorabilmente. I giorni che ti rimangono da vivere diventano sempre meno, il respiro si fa più affannoso, le gambe iniziano a cedere, i riflessi si appannano, la mente si annebbia e i ricordi sbiadiscono negli oceani del tempo. Nessuno ti ascolta più, tutti ti considerano come un peso e perciò ti evitano, e alla fine rimani solo con te stesso. Prima di esalare l’ultimo respiro, però, anche se sei stanco e sfiduciato, hai ancora tempo per fare un’ultima cosa, che potrebbe dare un senso alla tua esistenza vissuta perennemente nell’ombra. E allora sbrigati, signor Nakata, fai quello che devi fare prima che sia troppo tardi, prima che la morte ti prenda con sé.

VOTO: 9/10

Nel segno di Murakami

La copertina di "Nel segno della pecora"

La copertina di “Nel segno della pecora”

Lo diciamo subito, così ci togliamo il pensiero: “Nel segno della pecora” non è il miglior Murakami che si possa immaginare. Adesso che abbiamo affermato che il libro in questione non rappresenta l’apice della carriera dell’autore giapponese, possiamo aggiungere che non si tratta nemmeno di un lavoro minore liquidabile in poche parole. A nostro modesto parere, infatti, pur non essendo un capolavoro, “Nel segno della pecora” è un romanzo intrigante, che riesce a conquistare l’attenzione del lettore grazie a un intreccio originale e ben congegnato. Haruki Murakami è uno dei più brillanti e arguti narratori contemporanei, tanto da essere capace di rivaleggiare con i maestri del passato. La sua firma è sinonimo di qualità. La pubblicazione di “Nel segno della pecora” risale al 1982. Da allora Murakami ha sfornato opere meravigliose come “Norwegian Wood”, “1Q84” e “Kafka sulla spiaggia”, che ne hanno decretato la grandezza. “Nel segno della pecora” è incentrato su un uomo che vive a Tokyo e che svolge la professione di agente pubblicitario. Il protagonista di questa detective story sui generis non ha nessuna particolare qualità e conduce una vita talmente ordinaria da essere monotona e ripetitiva. Non conosciamo il suo nome (l’autore non lo svela mai, forse per renderlo ancora più anonimo), ma sappiamo che è nato il 24 dicembre 1948, che è sposato con una donna che lo tradisce con un suo amico, che ha cinquecento dischi, un gatto, tre vestiti, sei cravatte e tutti i libri che compongono “Alla ricerca del tempo perduto” di Marcel Proust, che fuma quaranta sigarette al giorno, che gli piace bere la birra (d’estate) e il whisky (d’inverno), che due sere su tre va al bar per mangiare omelette e sandwich, che rammenta “chi è l’assassino di ogni romanzo di Ellery Queen” e, infine, che ha una bassa considerazione di se stesso, al punto da ritenersi una persona noiosa e mediocre. Il suo matrimonio va in pezzi, la moglie gli comunica di volere il divorzio, e lui le risponde che “tutto sommato, è un problema tuo”. Dopo essere stato lasciato dalla sua compagna, rimane solo come un cane (la solitudine è uno dei temi ricorrenti nelle opere di Murakami), finché non si imbatte in tre fotografie in bianco e nero che ritraggono un paio di orecchie femminili talmente belle e affascinanti da stregarlo all’istante. Ammaliato da quella magnifica visione, contatta il fotografo che ha scattato quelle foto e tramite quest’ultimo ottiene il nome e il numero di telefono della ragazza a cui appartengono le orecchie che lo hanno incantato.

Haruki Murakami

Haruki Murakami

Dopo varie chiamate senza risposta, riesce a parlarle e ad invitarla ad uscire con lui: mentre cenano in un elegante ristorante francese, finisce che si innamorano l’uno dell’altra. Per delle foto che gli regalano un raggio di luce nella sua grigia e banale esistenza, ce n’è però un’altra che potrebbe farlo precipitare nelle tenebre più oscure: quella in cui è raffigurato un gregge di pecore che pascola vicino a un bosco di betulle, che lui ha inserito in una newsletter. Una foto, questa, all’apparenza insignificante, mandatagli, mediante lettera, da un suo vecchio amico, “Il Sorcio”, che suscita l’interesse di uno strano e misterioso individuo, il quale lavora per un pezzo grosso della politica, “Il Maestro”, esponente dell’estrema destra, che lo incarica di trovare una pecora che compare in quell’istantanea. Per scovarla ha un mese di tempo: se dovesse fallire il compito assegnatogli, per lui sarà la fine. Non appena il protagonista si improvvisa detective per tentare di rintracciare una pecora che si distingue dalle altre per una macchia a forma di stella sulla schiena, il libro, dopo un inizio non troppo avvincente, ingrana la marcia giusta e diventa sempre più convincente con il passare delle pagine. Quando parte la ricerca, Murakami libera la sua penna e la scrittura scorre fluida come l’acqua di un fiume in piena: le parole del romanziere nipponico fluiscono con estrema naturalezza e il racconto, intriso di malinconia per il passato e attraversato da un umorismo raffinato e sottile, ne trae giovamento. L’autore costruisce un meccanismo singolare e coinvolgente, insolito e trascinante, che induce il lettore a porsi delle domande (perché bisogna trovare quella pecora a tutti i costi? Cos’ha di tanto speciale? Chi è veramente “Il Maestro”?) e ad identificarsi con il protagonista, che si ritrova suo malgrado a dover vestire i panni dell’investigatore, attorno al quale gravitano una serie di personaggi stravaganti che portano con sé un tocco di follia e originalità. Quando, come in questo caso, si impernia una storia su un qualcosa di eccentrico e inspiegabile, il rischio maggiore che si corre è quello di rovinare tutto nel momento in cui si devono chiarire i punti oscuri contenuti nella vicenda ma Murakami, grazie alla sua classe sopraffina, evita quel pericolo e realizza un finale che non delude affatto.

VOTO: 7/10

Photoworlder

Il mio scopo principale è viaggiare, eternamente nomade.

ENTR'ACTE

L'alternativa indipendente all'informazione cinematografica

L'ultima Thule

Dove la musica è ancora una ragione di vita (un blog di Federico Guglielmi)

Back to the future - Blog

Italian & English Articles! Personal reflections on life, relationships and energy that shines inside and outside each of us. Enjoy ♥

Sono (e) dunque scrivo

Un tempo ero un genio. Ora ho un blog.

il tempo di leggere

Il mio posto nella rete dove condividere i miei sproloqui su libri e affini

Quell'oscuro oggetto del desiderio

in generale riflessioni sul cinema e su tutto il resto che mi fa sentire vivo

Appunti (e spunti)

pensieri e riflessioni sul cinema, la letteratura, la musica e lo sport

versante ripido

Fanzine a uscita più o meno mensile per la diffusione della buona poesia.

michiamoblogjamesblog

la lotta agli occhiali neri è appena cominciata...

TV e Cinema

"L’immagine artistica è un’immagine che assicura a se stessa il proprio sviluppo." Andrej Tarkovskij

cazzochevento

Just another WordPress.com site