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Agnieszka Radwanska: Il Violino di Cracovia

Agnieszka Radwanska

Agnieszka Radwanska

Vedendo la facilità con cui esegue i colpi al limite dell’impossibile e l’eleganza e la leggerezza con cui si muove in campo, viene naturale chiedersi come sia possibile che una tennista così talentuosa non abbia ancora vinto nemmeno una prova dello Slam. Stiamo parlando di Agnieszka Radwanska, nata a Cracovia il 6 marzo del 1989, che, nonostante abbia una mano fatata, per l’appunto non è ancora riuscita a trionfare in nessuno dei quattro Major, Australian Open, Roland Garros, Wimbledon e US Open, che si disputano ogni anno, rispettivamente a Melbourne, Parigi, Londra e New York. Il caso della Radwanska è la dimostrazione che nello sport non sempre vincono gli atleti più bravi. Purtroppo, verrebbe da dire. Come ben sanno gli addetti ai lavori e gli appassionati, avere talento non basta per imporsi sugli avversari. Basti pensare, ad esempio, alla formidabile Nazionale di calcio olandese degli anni Settanta, che con i suoi schemi innovativi ha rivoluzionato il mondo del pallone e che schierava nelle proprie fila fuoriclasse del calibro di Johan Cruijff, che incredibilmente non ha vinto né un Mondiale né un Europeo. Tornando al tennis, se il talento fosse sufficiente per sbaragliare la concorrenza, il geniale John McEnroe, che quando impugnava la racchetta era capace di fare cose che noi umani non possiamo neanche immaginare, avrebbe sempre battuto Bjorn Borg, Jimmy Connors e Ivan Lendl, i suoi tre più grandi rivali. Anche il fenomenale Roger Federer, dall’alto della sua immensa classe, dovrebbe sconfiggere senza troppi problemi Novak Djokovic e Rafael Nadal; e invece non è così, dal momento che lo svizzero dal braccio d’oro trova sempre grandi difficoltà sia contro il serbo che contro lo spagnolo. Se continua così, la Radwanska rischia di fare la stessa fine di Henri Leconte e Miloslav Mecir, due tennisti molto talentuosi che hanno chiuso la loro carriera senza aggiudicarsi neppure uno Slam.

Agnieszka Radwanska

Agnieszka Radwanska

La ricamatrice polacca, per ora, è andata vicina a centrare il bersaglio grosso una sola volta, quando, nel 2012, si è dovuta arrendere in tre set a Serena Williams nella finale di Wimbledon, il torneo più prestigioso del mondo, quello che tutti i tennisti sognano di conquistare, nel quale la Nostra vanta anche due semifinali, nel 2013 e nel 2015, perse rispettivamente contro Sabine Lisicki e Garbiñe Muguruza. Alla leggiadra Agnieszka il tempo per sfatare il tabù Slam non manca di certo, ma se non dovesse riuscirci sarebbe un vero peccato. Come detto in precedenza, Aga è capace di eseguire colpi ad altissimo coefficiente di difficoltà, come la demi-volée no look, la volée stoppata con l’effetto a rientrare o la finta palla corta, con una naturalezza disarmante, lasciando gli spettatori a bocca aperta. Colpi del genere le sue colleghe, essendo tecnicamente meno dotate, non se li possono nemmeno sognare. Un’altra peculiarità della Radwanska è quella di colpire la palla, sia di dritto che di rovescio, in genuflessione, una particolarità che, lungi dall’essere un mero sfoggio atletico, le permette di non perdere centimetri preziosi nei confronti delle avversarie, specialmente quelle che picchiano come dei martelli, che lei manda in tilt tessendo una fitta ragnatela di colpi uno diverso dall’altro, un’abilità che le è valsa il soprannome di “Tessitrice”. Un altro soprannome che le è stato dato è quello di “Professoressa”, per la sua straordinaria intelligenza tattica, che le consente di competere contro le giocatrici che tirano molto forte e che hanno un fisico imponente, al contrario di lei che gioca di tocco e che ha una corporatura normale.

Agnieszka Radwanska

Agnieszka Radwanska

Certuni sostengono che la filiforme Agnieszka, che è alta 1 metro e 73 centimetri e che pesa 56 kg, sia troppo magra per reggere gli scambi con le cosiddette “picchiatrici”, alcune delle quali, essendo alte come dei lampioni e avendo dei muscoli ben sviluppati, fisicamente la sovrastano; ma se aumentasse la massa muscolare, la libellula polacca, probabilmente, perderebbe parte della sua elasticità, e sarebbe un peccato, visto che uno dei suoi punti di forza è l’agilità dei suoi movimenti. La sua grande rapidità negli spostamenti laterali e frontali le permette di effettuare dei recuperi incredibili, al punto da essere considerata una delle migliori del circuito nella fase difensiva. Nel suo palmarès figurano diciotto titoli in singolare, da Stoccolma nel 2007 a Shenzhen nel gennaio di quest’anno, passando per, tra gli altri, Pechino nel 2011, Miami nel 2012 e Montreal nel 2014, e due in doppio, Istanbul nel 2007 e Miami nel 2011, rispettivamente in coppia con sua sorella minore, Urszula, e Daniela Hantuchova. L’apice della sua carriera lo ha raggiunto il primo novembre del 2015, quando ha trionfato alle WTA Finals di Singapore, in cui si sfidavano le migliori otto giocatrici del mondo, sconfiggendo in finale Petra Kvitova, dopo aver battuto in semifinale Garbiñe Muguruza, al termine di un incontro combattuto ed entusiasmante, e aver perso due partite su tre nel girone (un’impresa mai riuscita a nessuna prima di lei), contro Maria Sharapova e Flavia Pennetta, ottenendo la qualificazione alla seconda fase del torneo grazie alla vittoria in due set su Simona Halep, annichilita a suon di magie (vedere per credere il tie-break del primo set, in cui la polacca ha rimontato uno svantaggio di 1-5 con una serie di prodezze, tra cui un paio di veroniche di rara bellezza stilistica), e al set strappato alla Sharapova nel primo match.

Agnieszka Radwanska

Agnieszka Radwanska

E a proposito di magie: la Radwanska è famosa per i suoi colpi geniali e, come detto all’inizio, al limite dell’impossibile, tanto da essere stata soprannominata “La Maga”. A noi, però, piace chiamarla “Il Violino di Cracovia”, per l’eccezionale sensibilità che ha nella mano e per la grazia dei suoi gesti tecnici, che la fanno sembrare una violinista dal tocco delicato e raffinato. Vederla muoversi leggera come una farfalla, correre con l’agilità di una gazzella, passare dalla fase difensiva a quella offensiva all’interno dello stesso scambio, alternare colpi piatti e tagliati, disegnare traiettorie precise e insidiose, aprire gli angoli, inginocchiarsi per colpire di controbalzo, rialzarsi scattando come una molla, andare a prendersi il punto a rete con una volée da manuale, usare la racchetta come un fioretto è uno spettacolo che riempie gli occhi. “Aga la Maga” possiede un invidiabile bagaglio tecnico: guardarla giocare è meraviglioso, sembra di fare un viaggio a ritroso nel tempo. Assistere alle sue partite, come quella contro Victoria Azarenka all’Australian Open di due anni fa, in cui ha impartito una severa lezione alla bielorussa annientandola nel primo e nel terzo set (6-1 5-7 6-0 il punteggio in suo favore) con una sequela di giocate da antologia, o quella contro Roberta Vinci a Doha nel febbraio di quest’anno, in cui ha sciorinato tutto il suo repertorio incantando il pubblico con i suoi numeri d’alta scuola, è come fare un tuffo nel passato, quando ancora si giocava con le racchette di legno e contava soprattutto la manualità, non la forza fisica, come invece avviene oggi. Il giorno in cui Agnieszka deciderà di ritirarsi dalle competizioni, difficilmente ci sarà qualcuna in grado di eguagliarne lo stile.

Agnieszka Radwanska

Agnieszka Radwanska

Nel panorama del tennis contemporaneo, sempre più dominato dalla potenza a scapito della tecnica, la Radwanska, con il suo gioco fantasioso e imprevedibile, i suoi improvvisi cambi di ritmo, i suoi fulminei attacchi in controtempo, i suoi splendidi ricami, le sue continue variazioni e le sue armoniose movenze da ballerina, rappresenta una felice eccezione, un caso quasi più unico che raro; pur non avendo la potenza delle picchiatrici, da tennista atipica qual è, preferisce giocare sulle superfici veloci, dove può sfruttare la velocità dei colpi altrui per colpire la palla di controbalzo, esibendo un’elasticità fuori dal comune, come se avesse le articolazioni snodabili. A ventisette anni, Aga, che si contraddistingue anche per il suo comportamento sempre corretto (a differenza di tante sue colleghe, non urla come un’isterica quando colpisce la pallina e non esulta come una matta sugli errori delle avversarie), è nel pieno della sua maturità sportiva: il suo obiettivo, come ha dichiarato lei stessa, è quello di trionfare in uno Slam, sfruttando finalmente appieno il talento che Madre Natura le ha elargito. A parte una seconda di servizio troppo debole e facilmente attaccabile, sul piano tecnico non ha difetti. Il suo problema è che ha dei limiti caratteriali, a causa dei quali ha sprecato tante occasioni favorevoli. Le manca un po’ di grinta e di cattiveria agonistica: in certi frangenti delle partite dovrebbe essere più aggressiva, potrebbe scendere a rete più spesso per chiudere il punto invece di continuare a scambiare da fondo campo; ma chissà che prima o poi non le riesca la magia di portare a casa un trofeo dello Slam, magari in quel di Londra, nel tempio di Wimbledon, dato che l’erba è la sua superficie preferita, quella su cui gioca meglio e che esalta maggiormente le sue caratteristiche di giocatrice d’altri tempi. Per realizzare il suo scopo, Agnieszka dovrà usare la racchetta come una bacchetta magica e stregare le avversarie con i suoi incantesimi da Maga.

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